Ecco un autore per il quale parlare di scheletri nell’armadio appare più che mai azzeccato.
Ebbene sì, il re del mistero, l’autore di racconti immortali come Il pozzo e il pendolo, Il cuore rivelatore, Il barile di Amontillado, considerato il padre del genere poliziesco e dell’orrore, colui che ci ha immersi in situazioni terrificanti facendoci tremare con la sola forza delle sua penna… aveva paura del buio.
E questa è solo una delle tante bizzarrie che hanno segnato l’inquieta vita del grande Edgar Allan Poe.
Lezione al cimitero
L’aula del collegio frequentato da Poe in Inghilterra confinava con un cimitero. Ed è proprio lì che il preside soleva tenere le sue lezioni di matematica, tra le lapidi: gli allievi dovevano esercitarsi nel calcolo dell’età dei defunti sottraendo all’anno del decesso quello di nascita.
Anche le lezioni di ginnastica venivano tenute all’aperto, nel camposanto. Ogni ragazzo era dotato di un piccolo badile di legno: quando un membro della parrocchia spirava, gli alunni erano invitati a tenersi in esercizio scavando la fossa per la sepoltura.
Non ci sarebbe troppo da stupirsi se il giovane Edgar avesse iniziato proprio allora a coltivare dentro di sé il gusto del macabro…
Il corvo parlante
Il corvo del celebre poema si ispirava a Grip, il pennuto da compagnia di Charles Dickens, comparso come personaggio nella serie di romanzi gialli Barnaby Rudge ossia il morto che attira (nei quali Barnaby ha per amico, appunto, un corvo parlante).
Quando i due pesi massimi della letteratura s’incontrarono per la prima volta, nel 1842, Dickens raccontò a Poe la sfortunata storia del suo corvo, morto da poco: sembra che avesse bevuto l’inchiostro di un calamaio lasciato aperto sullo scrittoio o che si fosse ubriacato con il contenuto di un barattolo di pittura rovesciatosi nella stalla, secondo un’altra versione.
La notte stessa, tornato a casa, Poe inserì un corvo nel poema a cui stava lavorando: il suo sinistro mantra, “Nevermore”, rimava perfettamente con Lenore, il nome della giovane donna defunta amata dal protagonista del componimento.
Quanti attori in famiglia…
Poe era figlio di una coppia di attori, Elizabeth Arnold Hopkins Poe e David Poe Jr. (rimasto orfano all’età di tre anni, Edgar fu poi cresciuto dal benestante John Allan, di cui assunse il cognome usandolo come secondo nome).
Ai giorni nostri un suo diretto discendente, Edgar Allan Poe IV, non solo di mestiere fa proprio l’attore, ma ha interpretato il ruolo del suo celebre antenato in ben due occasioni: nel film Monkeybone (2001) e in un episodio di Sabrina vita da Strega (“The phantom menace”, 1999).
A proposito di cinema: il regista Raúl García ha di recente portato in scena nel suo film d’animazione Extraordinary Tales cinque tra i più celebri racconti di Edgar Allan Poe: La caduta della casa Usher, La verità sul caso di Mr. Valdemar, Il pozzo e il pendolo, La maschera della morte rossa e Il cuore rivelatore.
Una morte degna dei suoi racconti
Nel 1849, mentre era in viaggio verso New York, Poe scomparve per cinque giorni. Fu ritrovato in una strada di Baltimora, ubriaco e in stato di semi-incoscienza, vestito con stracci che non gli appartenevano. Ricoverato all’ospedale Washington College, per due giorni lo scrittore, nel delirio che precedette la morte, pronunciò più volte il nome “Reynolds”.
Nessuno sa cosa accadde in quei cinque giorni né chi fosse questo Reynolds.
Alcuni pensano che Poe sia stato rapito da uomini assoldati dal sindaco in vista delle imminenti elezioni, ubriacato a forza e costretto a falsificare i voti (una pratica piuttosto frequente all’epoca).
L’alcol assunto potrebbe aver dato il colpo di grazia al celebre autore, forse già malato di sifilide, diabete o rabbia.
L’aura oscura che aveva funestato la vita di Poe continuò ad aleggiare anche sulla sua morte. La lapide ordinata per la sua tomba fu investita da un treno fuori controllo (!!!). Così, fino al 1875 (quando i suoi resti vennero riesumati e re-interrati), il corpo dello scrittore riposò sotto la generica indicazione “n° 80”.
Il misterioso Poe Toaster
Ogni anno per sessant’anni, dal 1949 al 2009, una misteriosa figura è apparsa sulla tomba di Poe nel giorno del suo compleanno (il 19 gennaio) alle prime ore del mattino.
L’inquietante apparizione è stata descritta dai testimoni come una persona dall’aspetto sinistro, vestita completamente di nero, con un cappello di feltro a tesa larga, una sciarpa avvolta a nascondere il volto e un bastone da passeggio.
L’uomo, ribattezzato Poe Toaster (“to toast” in inglese significa anche “brindare”), ripeteva sempre lo stesso rituale: dopo aver brindato alla salute del defunto, lasciava sulla sua tomba una bottiglia di cognac semivuota e tre rose rosse.
Un mistero che Poe avrebbe sicuramente saputo apprezzare.
Le sue ultime parole:
Pare che, prima di accasciarsi e spirare a soli quarant’anni, Poe abbia gridato: “Signore, aiuta la mia povera anima!”.
Per saperne di più, vi consiglio lo spassosissimo Vite segrete dei grandi scrittori, di Robert Schnakernberg (Electa, 2014).