John Fante per me è un idolo: un modello, un’ispirazione, una specie di nume tutelare. Adoro tutto quello che ha scritto ed è stato difficile scegliere una sua opera. La prima che mi è venuta in mente è stata per ovvi motivi Chiedi alla polvere, romanzo magnifico, considerato il suo capolavoro, ma appunto per questo già molto letto e conosciuto.
Ho pensato invece di proporvi un piccolo, meno noto, gioiello: Un anno terribile, pubblicato in Italia da Fazi Editore nella traduzione di Alessandra Osti.
Piccolo, perché si tratta di un romanzo breve di circa cento pagine, da leggersi in un fiato.
Gioiello, perché esemplare dello stile di Fante, così magicamente in bilico tra divertimento e malinconia, tra risate e lacrime, tra ironia e disperazione. Saper camminare su quel filo come un funambolo, senza cadere né di qua né di là, mi è sempre sembrato una sorta di miracolo, una sfida che nessuno come Fante in ambito letterario è riuscito a vincere.
Sì, perché Fante è uno capace di farvi sbellicare dalle risate con scene esilaranti, per poi trafiggervi al cuore poche righe dopo con riflessioni come questa, sulle pene patite dalla madre a causa di un marito bugiardo e fanfarone, incapace di mantenere le promesse fatte:
Pensai a quanto doveva essere stato difficile per lei, ma mi faceva pena anche mio padre. Lei era stata solo la vittima, mentre lui era stato vittima e traditore.
Un anno terribile è la storia di Dominic Molise, adolescente italo-americano, figlio di un muratore, destinato a ereditare il mestiere del padre, ma che a questo destino vuole ribellarsi, perché consapevole di essere dotato di un talento diverso. Dom è deciso a diventare un giocatore di baseball professionista: perché altrimenti Dio gli avrebbe concesso in dono il Braccio? Il suo braccio sinistro lo renderà uno dei più grandi lanciatori degli States, ne è sicuro:
Ma il Braccio mi dava la forza di andare avanti, il mio dolce braccio sinistro, quello più vicino al cuore. La neve non poteva fargli male e il vento non poteva ferirlo perché lo tenevo ricoperto di Balsamo Sloan, una bottiglietta che tenevo sempre in tasca. Ero intriso di quel fetore, a volte venivo mandato fuori dalla classe per andarmi a lavare via quell’acuto odore di pino, ma io uscivo a testa alta, senza vergogna, ben conscio del mio destino, corazzato contro i sogghigni dei ragazzi e i nasi tappati delle ragazze.
Un anno terribile racconta anche di un amore non corrisposto, del contrasto tra generazioni, di un dilaniante rapporto d’amore-odio tra padre e figlio, della nostalgia per la propria terra d’origine, dello struggimento di sentirsi sempre fuori posto, delle spacconate e dei drammi della giovinezza, del tenace inseguimento di un sogno.
Tutti i personaggi di Fante rincorrono qualcosa di apparentemente irraggiungibile e forse è questo loro combattere delle battaglie perse, questa loro strenua tensione verso qualcosa che li salverà, che li porterà via dallo squallore del presente verso un destino luminoso, questa loro fede, nonostante tutto, che ce li fa tanto amare.
Curiosità:
Un anno terribile fu pubblicato postumo, nel 1985 (due anni dopo la morte del suo autore), a cura della moglie Joyce. Di questo romanzo Fante scrisse in una lettera del 1954: “Ho passato due mesi a pensare, scrivere e riscrivere il romanzo di cui abbiamo parlato al Beverly Hills Hotel: la storia del ragazzo che scappa di casa per diventare giocatore professionista di baseball. Mi rincresce ora comunicarti che non ne sono venuto a capo. Il materiale è attraente in teoria, ma una volta messo giù si è rivelato alquanto esile.”
Cosa non dimenticherete mai:
Il finale, uno dei più belli e toccanti mai scritti da Fante.
Ma anche la scena in cui Dom si dichiara a Dorothy: una scena che parte con lui che le confida di aver visto apparire in camera sua, di notte, la Vergine Maria (proprio così, avete capito bene) e che si conclude con… be’, non voglio certo rovinarvi il gusto di leggervela con calma, una scena così.
Il passaggio cult:
Ero steso in quella notte bianca e guardavo il mio respiro che formava piume di vapore. Sognatori, eravamo una casa piena di sognatori. La nonna sognava la sua casa nel lontano Abruzzo. Mio padre sognava di essere senza più debiti e di fare il muratore a fianco di suo figlio. Mia madre sognava la sua ricompensa celeste con un marito allegro che non scappava via. Mia sorella Clara sognava di fare la suora, e il mio fratellino Frederick non vedeva l’ora di crescere per diventare un cowboy. Se chiudevo gli occhi riuscivo a sentire il ronzio dei sogni per tutta la casa, poi mi addormentai.